{"version":"1.0","provider_name":"corsivimistiallabrace","provider_url":"http:\/\/corsivimistiallabrace.wordpress.com","author_name":"vostroaffezionatissimo","author_url":"https:\/\/corsivimistiallabrace.wordpress.com\/author\/vostroaffezionatissimo\/","title":"Caos & Cybercultura","type":"link","html":"

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\"041L-1\"<\/p>\n

Confesso che con il passare degli anni sono sempre pi\u00f9 scettico sulle supposte capacit\u00e0 di internet di giocare un ruolo positivo nell\u2019evoluzione umana. Tuttavia rifiuto la volont\u00e0 assolutamente politica di trattare il Timothy Leary come \u201cun cane morto\u201d, bench\u00e8 il personaggio abbia comunque avuto i suoi demeriti (sar\u00f2 esplicito su quali siano a mio avviso: Leary viene citato in positivo nell\u2019opera famigerata del Thomas A. Harris \u201cIo sono ok, tu sei ok\u201d, libro che, bisogna ricordarlo, giustifica parte del peggio della psichiatria contemporanea (farmaci e persino elettroshock); dato questo, \u00e8 evidente che anche il Leary i suoi sbagli li ha fatti). Vorrei che se ne tornasse a parlare \u201cin modo pacato\u201d. Ripubblico qui (con minime correzioni) perci\u00f2 un mio vecchio articolo su \u201cCaos & Cybercultura\u201d.<\/p>\n

Uno dei libri, a mio avviso, \u201cindispensabili\u201d per capire il mondo e ci\u00f2 che stiamo vivendo \u00e8 \u201cCaos e Cibercultura\u201d del Timothy Leary” (1).<\/i><\/p>\n

Dir\u00f2 subito che su un paio di specifici argomenti – la giustificazione da parte dell\u2019autore dell\u2019esistenza dei cosiddetti \u201cYoung Urban Profesionals\u201d, meglio noti con l’acronimo di YUPPIE; e l’analisi fatta del fenomeno della morte- non mi sento in accordo, con le tesi esposte. Peraltro l’ottimismo di Leary giustifica – a volte- la critica che rivolge al suo autore, la Joanne Kyger: \u201cPagine insaporite di parole come: un tipo dolcissimo, una nuova terapia che \u00e8 una delizia, un pomeriggio che \u00e8 un amore. [….]\u201d(2).<\/i><\/p>\n

Tutto ci\u00f2, per\u00f2 non sminuisce l’importanza dell’opera, una delle poche che indaghi con intelligenza e completezza sull’avvento della moderna civilt\u00e0 informatica.(3)<\/i><\/p>\n

L’autore, seppure da una prospettiva radicalmente diversa da quella dei classici apologeti dell’esistente (ricordate, ad es. le illusioni di \u201cfine della storia\u201d pre 11 Settembre 2001?) descrive \u2013 in fondo profeticamente, visto che il libro \u00e8 del 1994 \u2013 l’avvento della moderna civilt\u00e0 informatica nei termini di un salto evolutivo, analogo a quello – citato espressamente – che port\u00f2 i nostri progenitori fuori dall’acqua e alla conquista della terraferma.
\nGli orrori della civilt\u00e0 industriale (alcuni dei quali descritti e analizzati esplicitamente, come il militarismo americano, altri impliciti, come lo sfruttamento capitalista delle masse) non vengano negati n\u00e8 giustificati, ma finiscono per apparire come una fase transitoria, ancorch\u00e8 necessaria, dell’evoluzione.
\nLa civilt\u00e0 informatica, finir\u00e0, a suo avviso, per superare molte delle atrocit\u00e0 della modernit\u00e0 capitalista.<\/i><\/p>\n

Lo sguardo di Leary indaga lucidamente sullo sviluppo della coscienza umana partendo, se cos\u00ec possiamo dire, dai fondamenti. La sua esperienza di psicologo giunge, non solo a descrivere il funzionamento del cervello umano con analogie prese dal mondo dei computer, ma anche ad indagare le modificazioni profonde che l’interazione con questo mondo comporta.<\/i><\/p>\n

L’essere umano per\u00f2 non risult\u00e0 n\u00e8 disumanizzato n\u00e8 \u201cdisincarnato\u201d anzi, al contrario solo con l’avvento dell’informatica possono emergere, da un lato le sue vere peculiarit\u00e0 ( \u201cI computer non sostituiranno la gente vera, ma solo i burocrati a livello medio e basso. Sostituiranno voi soltanto nella misura in cui usate l’intelligenza artificiale ( e non quella naturale) nel vostro lavoro e nella vostra vita. Se pensate come un burocrate, come un funzionario, come manager, come membro di una grande organizzazione nella quale non si fanno domande, o come giocatore di scacchi, allora state attenti….\u201d (pag. 33 ), dall’altro solo il computer pu\u00f2 rendere al corpo la sua importanza: \u201cIl primo fatto da tenere presente \u00e8: noi tricelebrali non dovremmo usare il nostro prezioso corpoware per lavorare. Non \u00e8 un sacrilegio sprecare i nostri preziosi sistemi sensoriali nello sgobbare, faticare, travagliare? Non siamo animali da soma, o servi della gleba, o robot esecutivi in divisa che debbano trascinare in ufficio il ventiquattrore. Perch\u00e8 mai dovremmo usare i nostri corpi preziosi e insostituibili per fare lavori pi\u00f9 indicati per le macchine della catena di montaggio?\u201d (pag.5 ).<\/i><\/p>\n

L’indagine procede anche conversando con protagonisti della cultura di quegli anni, come W. Gibson, W.S.Burroughs, Winona Ryder e altri. La vastit\u00e0 e la natura degli esempi e dei campi d’indagine esposti non mi permettano una sintesi esauriente, nella scarsit\u00e0 di tempo che la pazienza del lettore\/lettrice pu\u00f2 concedere a me; basti dire che l’indagine del Leary esplora a 360 gradi, non solo, come ho gi\u00e0 ricordato, l’intera coscienza dell’uomo, ma altres\u00ec l’intero corso evolutivo dell’umanit\u00e0, nel momento appunto di questa svolta cruciale, il passaggio a una societ\u00e0 basata sull’informazione.<\/i><\/p>\n

Uno dei \u201cleit-motiv\u201d \u00e8 comunque il rapporto autorit\u00e0- individuo che il Leary (a mio parere, giustamente) risolve a favore di quest’ultimo, dopo averlo esaminato nella sua evoluzione storica. Il Leary \u00e8 inoltre convinto che le moderne tecnologie faranno \u201cpendere la bilancia\u201d sempre pi\u00f9 a favore di quest’ultimo, e ne espone esaurienti ragioni.<\/i><\/p>\n

Coerentemente con questo, posso ricordare – e condividere – lo slogan dell’opera, sintetizzato con l’acronomo TFYQA ossia Think for yourself; question authority, grosso modo traducibile come: \u201cPensa per te stesso, metti in discussione le autorit\u00e0\u201d.<\/i><\/p>\n

Per concludere lascio la parola all’autore medesimo:<\/i><\/p>\n

\u201cI proprietari di Personal Computer stanno scoprendo che il cervello \u00e8:<\/i><\/p>\n