{"version":"1.0","provider_name":"corsivimistiallabrace","provider_url":"http:\/\/corsivimistiallabrace.wordpress.com","author_name":"vostroaffezionatissimo","author_url":"https:\/\/corsivimistiallabrace.wordpress.com\/author\/vostroaffezionatissimo\/","title":"“Maelstrom” di Salvatore Ricciardi","type":"link","html":"

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(altra ri-pubblicazione)<\/em><\/p>\n

\u201cNon sono uno storico, sono uno che ha partecipato a quei fatti. Gli storici ci chiamano testimoni. Dunque come testimone non ho l\u2019obbligo, che ha lo storico, di sistematicit\u00e0 narrativa, n\u00e8 di quello di una scelta metodologica. Come testimone prover\u00f2 a raccontare quello che ho fatto in vent\u2019anni, da Porta San Paolo al carcere speciale.\u201d (1)<\/span><\/span><\/span><\/p>\n

Un libro molto utile a chi cerca di comprendere i fatti del recente passato (e non solo di quello) \u00e8 senza dubbio il testo del Ricciardi, \u201cMaelstrom \u2013 Scene di rivolta e di autorganizzazione di classe in Italia (1960- 1980)\u201d. Salvatore Ricciardi, romano, nato nel 1940, ha vissuto in prima persona le lotte operaie dal 1960 in poi, attraverso numerose esperienze approd\u00f2 alle Brigate Rosse, e dopo circa trent\u2019anni di reclusione ha riacquistato la libert\u00e0 intorno al 2012, ed \u00e8 attualmente tra i redattori di Radio Onda Rossa a Roma.<\/span><\/span><\/span><\/p>\n

Fin dalla prefazione, l’autore dichiara : “il racconto non risponde ai canoni del razionale e ordinato fluire dei fatti. A quei criteri si attengono spesso i racconti dei pentiti e dei dissociati, racconti ordinati ma non veri, n\u00e8 nei fatti n\u00e8 nelle emozioni.\u201d(2) Questa scelta viene giustificata come garanzia di sincerit\u00e0 e di aderenza alla realt\u00e0, e bisogna aggiungere che l\u2019abilit\u00e0 narrativa dell\u2019autore \u00e8 tale che la comprensibilit\u00e0 del testo non ne risente gran che, anche se il lettore si trova di fronte a salti in avanti e indietro nel tempo che possono rendere la lettura un p\u00f2 pi\u00f9 impegnativa rispetto ad opere analoghe.<\/span><\/span><\/span><\/p>\n

Frequente \u00e8 anche il richiamo dell\u2019autore, nel raccontare esperienze di lotta vissute e fatti storici, all\u2019attualit\u00e0. Ad es. descrivendo la condizione dei lavoratori nei primi anni \u201860, gli anni del \u201cboom economico\u201d, il Ricciardi nota: \u201cErano tutti drogati dal <<boom>>. Il miraggio di arricchirti e riempirti di oggetti. Consumare d\u00e0 dipendenza. I soldi che il <<boom>> prometteva erano la peggiore delle droghe, qualcosa del genere la st\u00f2 vedendo in questi tempi, ma adesso la droga non \u00e8 il <<boom>>, \u00e8 la paura: se non lavori 24 ore al giorno <<esci dal mercato>>, cos\u00ec si dice in questi anni plumbei del nuovo secolo\u201d(3).<\/span><\/span><\/span><\/p>\n

Certe osservazioni sulla condizione operaia sono del resto rimaste attuali. \u201c[il lavoratore] Deve trovare la forza e la capacit\u00e0 di rivoltarsi anche contro quella parte di s\u00e8 che arricchisce il padrone. Deve lottare contro quel ruolo, quella funzione che lui stesso esercita lavorando; lui e i suoi compagni con il loro lavoro fanno crescere la ricchezza dei padroni. Si dice <<valorizzano il capitale>>, e quindi rafforzano il potere dei padroni che hanno pi\u00f9 mezzi per tenere gli operai sottomessi.\u201d (4)<\/span><\/span><\/span><\/p>\n

Per quanto riguarda la storia di quegli anni, anche al di l\u00e0 dell\u2019indubbio valore storico della testimonianza del Ricciardi, che sebbene non abbia quasi mai svolto ruoli di primissimo piano \u00e8 stato tra \u201cle prime file\u201d dalle manifestazioni contro il governo Tambroni nel \u201860 fino alla rivolta del carcere speciale di Trani nel \u201880, v\u00e0 citata la sua valenza di \u201cmanifesto politico\u201d i cui contenuti ci chiamano direttamente in causa. \u201cLa nostra ribellione non era una richiesta di migliorare di poco o di tanto le nostre condizioni. Non volevamo un governo buono da sostituire a quello cattivo, corrotto e mafioso. Volevamo semplicemente mandarli via tutti, i cattivi e i buoni, poch\u00e8 eravamo convinti che le persone devono organizzare autonomamente la propria vita, quanto e quando lavorare, cosa produrre, come distribuire ecc.\u201d (5).<\/span><\/span><\/span><\/p>\n

L\u2019esperienza del carcere si intreccia alla narrazione dei vari eventi, anche quando, come in buona parte del libro, \u00e8 cronologicamente \u201csfalsata\u201d. E, le vicende del mondo del carcere, non sono per nulla separate da quelle del resto della societ\u00e0. Tutto il contrario. \u201cIl carcere rimane comunque ancora all\u2019interno del conflitto capitale-lavoro, l\u00e0 dove \u00e8 sorto. Prima aveva la funzione di governare il prezzo della forza lavoro […] Oggi non pi\u00f9, oggi l\u2019offerta di braccia viene regolata attraverso la migrazione, le <<quote>> di immigrazione sono le richieste dei padroni, il carcere accoglie gli scarti, quelli che non servono, quelli da espellere. Cos\u00ec il carcere ha partorito il suo prolungamento: il Centro di espulsione (Cie).\u201d (6) E ancora: \u201cCi sono testimonianze di boss mafiosi in carcere che si stupivano come mai venissero considerati <<nemici dello Stato>> quando confessavano amichevolmente ai direttori delle carceri di perseguire lo stesso obbiettivo: ridurre all\u2019obbedienza le giovani teste calde, i ribelli.\u201d (7) A sua volta il carcere influenza il resto della societ\u00e0: \u201cI valori trionfanti nella societ\u00e0 in questo Ventunesimo secolo sono quelli dell\u2019arricchirsi, dell\u2019affermarsi e far carriera, l\u2019ideologia in voga \u00e8 <<riuscire>>, sfondare, primeggiare. Da dove provengono questi valori? Dalla malavita organizzata, dalle mafie e dalle camorre, da quella criminalit\u00e0 che in carcere dominava prima delle rivolte, ed \u00e8 tornata a dominare quando lo Stato ha sconfitto la sovversione.\u201d (8) E, dalla condizione di \u201cdetenuto in lotta\u201d, Ricciardi trae importanti insegnamenti per ogni rivoluzionario\/a, che travalicano l\u2019orizzonte propriamente carcerario: \u201c Devi essere in guerra permanente col carcere, altrimenti il carcere ti uccide dentro. Non chiedete mai quali ragioni hanno spinto uno o pi\u00f9 detenuti a un atto di ribellione individuale o a una rivolta collettiva. Se lo chiedete non conoscete affatto la galera. Il motivo di una ribellione, di una rivolta, \u00e8 sempre in primo luogo, l\u2019esistenza stessa del carcere. Lo stesso ragionamento dovrebbe valere per ciascun sistema di potere: Stato, lavoro, famiglia, chiesa, coppia, scuola ecc., queste <<istituzioni totali>> se non le contrasti giorno dopo giorno ti entrano dentro, ti catturano e tu diventi parte di esse.\u201d (9)<\/span><\/span><\/span><\/p>\n

Nella postilla alla seconda edizione l\u2019autore arriva ad affermare, a proposito del non-luogo del carcere: \u201cL\u00ec si compie la tragedia dell\u2019uomo, un uomo-nudo, senza orpelli n\u00e8 mediazioni sociali. La tragedia tra uomo libero e uomo sottomesso al potere, l\u2019essenza di ogni tragedia\u201d(10).<\/span><\/span><\/span><\/p>\n

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1) Salvatore Ricciardi, Maelstrom \u2013 Scene di rivolta e di autorganizzazione di classe in Italia (1960- 1980) DeriveApprodi ed. Seconda edizione riveduta e corretta, Roma 2012; pag. 14
\n(2)Salvatore Ricciardi, op.cit. Pag. 14
\n(3)Salvatore Ricciardi, op.cit. Pag. 63
\n(4)Salvatore Ricciardi, op.cit. Pag.152
\n(5) Salvatore Ricciardi, op.cit. Pag. 154
\n(6)Salvatore Ricciardi, op.cit. Pag. 384
\n(7)Salvatore Ricciardi, op.cit. Pag. 172-173
\n(8) Salvatore Ricciardi, op.cit. Pag. 202
\n(9) Salvatore Ricciardi, op.cit. Pag. 76
\n(10) Salvatore Ricciardi, op.cit. Pag.395<\/span><\/span><\/span><\/p>\n

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