Apologia del boudoir (parte 1)

Il tema non è dei più originali, né lo sarà la sua trattazione, ma…dato che questo è il luogo per i materiali che non posso mettere da altre parti…

Generalmente parlando, sono sempre molto curioso di leggere i commenti di perfetti sconosciuti, che trovo scritti a margine nei libri usati….Devo dire però che lo sconosciuto (o meno probabilmente, la sconosciuta) che ha commentato la mia copia di “Storia di O.” ….come si dice? “Non ci ha dato”…. Infatti commenta sul frontespizio: “Opera noiosa e non più eccitante di un campo di nudisti”.

Esaminiamo “i due corni del problema”; ossia a) se si tratti di un opera noiosa e b) se si tratti di una lettura “eccitante”, e, se in caso contrario, ciò costituisca “una pecca” dell’opera in esame.

Cominciamo dal punto b).

Non che ci sia qualcosa di (a mio avviso) eccitante nel suddetto libro. Certo, la risposta alla domanda: “che cos’è eccitante”, è quanto di più soggettivo ci possa essere a questo mondo. Conosco personalmente qualcuno che trova “sessualmente eccitanti” una delle cose che elencherò…..ossia: la matematica, la ruggine del ferro, le ferrovie, i vecchi faldoni di fatture, etc. etc. E, naturalmente, se esaminiamo il successo editoriale dell’opera in questione….In migliaia lo hanno comprato, e per giunta per quello…

Ma….. “Sarò io”, però … trovo difficile immaginare un lettore (o una lettrice) che conoscendo per sommi capi la trama del libro in questione… lo legge per eccitarsi. A meno che il lettore o la lettrice in questione non abbia provato le sue più forti emozioni alla lettura della “Metafisica” di Aristotele…Cosa, questa, che, nell’ infinito della casistica del reale sarà sicuramente accaduta, prima o poi… Inoltre, vi anticipo subito che, come vedranno i lettori che avranno la pazienza di seguire il mio ragionamento fino in fondo, (e, premetto….dovrete arrivare in fondo alla “parte 2”) personalmente non credo che fosse quello “lo scopo principale” dello scrivere libri di quel genere.

Dunque, se l’eccitamento è per forza di cose soggettivo, e quindi se deve rimanere indeterminato se ciò costituisca o meno un difetto del libro in esame, resta da smontare la tesi secondo cui si tratta di un libro “noioso”. Benchè a tratti interessante, e prescindendo dalla mia opinione contraria a molte delle tesi lì esposte, la “Metafisica” di Aristotele è certamente un libro noioso, non tanto per l’argomento, quanto per l’esposizione pedante e per il “pesante” stile dell’autore. Quanto è più “godibile” lo stile, sia pure “freddo” della Pauline Réage! In quanto ai contenuti, (e questo è il punto dove volevo condurvi), in entrambe le opere, il tema si colloca al di là dell’esperienza vissuta; e la mia opinione su “Storia di O.” potrebbe iniziare con qualcosa del genere: “Si tratta in realtà, di una specie di Queste, ossia un’inchiesta o ricerca, metafisica, che, sebbene assimilabile, per certi aspetti, alle ordalie, ben note alla spiritualità nordica, pur tuttavia se ne distacca, innanzitutto per il suo carattere laico e per altri aspetti, come ad es. ..etc. etc.”. Ora, una disamina della “Storia di O.” non è tra gli scopi di questo articolo, quindi abbandoneremo qui il discorso….Ma comunque…è tutt’altro che un libro noioso…

Dopo avere frettolosamente notato che mi ripropongo di ripetere (anche) tesi “già viste e già sentite”, continueremo ad esaminare i campi del noioso e quelli del metafisico. Sul secondo ritornerò tra un attimo, parlerò innanzitutto del primo. Nove lettori su dieci delle opere del De Sade, le collocano (o quantomeno, collocano molte di esse), nella categoria. Perchè? In parte, con qualche affinità con il mio collocare nella categoria suddetta, la “Metafisica” di Aristotele. E, parzialmente, si deve riconoscere una qualche similarità nell’esposizione, ad es. de’ “Le 120 giornate di Sodoma” con le opere più pedanti dello stagirita.

La colpa però è di Aristotele, non del De Sade. Se il primo non avesse impostato il discorso sulla metafisica in quella maniera, il secondo -a mio avviso- non si sarebbe “regolato di conseguenza”. Il confronto – ancora tra la “Metafisica” di Aristotele, da un lato, e le opere del De Sade, nel loro insieme, ma particolarmente quella, a mio avviso più compiuta, ossia la “Juliette”, dall’altro – io, lo risolvo tutto a favore del francese.
Tra un momento parlerò di metafisica, ma continuiamo il discorso sul perchè molti lettori trovano noioso il De Sade. In realtà sono più quelli che si annoiano che quelli che lo detestano. Così è anche per la “Metafisica” di Aristotele. E tra i primi, (quelli che si annoiano) si annoverano anche persone che io stimo molto…Ma una certa percentuale “si annoia” (intendo : con il Sade) per motivi che non sono affetto “nobili”. Ossia perchè il marchese ha la sgradevole abitudine di porre, involontariamente certo, e in maniera assolutamente innnocente e “naivè”, uno specchio di fronte al lettore, il quale, nei casi che stiamo esaminando, a) trova uno spettacolo assolutamento consueto (non ci guardiamo forse allo specchio tutte le mattine?); b) e per giunta non è affatto disposto a riconoscere quanto sia consueto, vedere nel proprio intimo proprio quello che Sade descrive. Di qui la reazione di fastidio e noia. Non una forte opposizione: non si è così ipocriti. Solo fastidio.

(Poi certo, esistono anche gli ipocriti; quelli che vorrebbero che le opere del Marchese continuassero ad essere bandite. Ma sono ormai in minoranza, perciò li ignorerò.)

Per quanto riguarda l’attinenza con la realtà “esterna” debbo disilludere quanti vorrebbero il Sade descrittore, profeta o quant’altro di qualcosa che è nella “realtà dei fatti” passati, presenti o futuri come ad es. chi vorrebbe un Sade anticipatore o in qualche misura sostenitore del fascismo, del nazismo, di questa o quell’altra oppressione. Come, d’altra parte chi vorrebbe un Sade anticipatore di Freud o di altri. Non solo per le (apparenti o reali che siano) aporie del discorso del marchese, ma per altre questioni che esporrò in estrema sintesi.

Cominciamo con la tesi secondo cui il Marchese, in qualche modo anticiperebbe i regimi totalitari del ‘900 come il nazismo, oppure secondo cui il De Sade espone principi della tirannia sotto questo o quel regime esistente o esistito “nella realtà dei fatti”.

La confutazione principale di questa tesi potrebbe suonare come quella difesa dei sofisti fatta da qualcuno ossia che “Gli autori del massacro dei Melii, non avevano nulla da imparare dai sofisti in fatto di crudeltà”. Un signor Brambilla qualsiasi, l’essere umano medio di qualunque epoca storica (lascio solo il dubbio sul lontanissimo passato e sull’altrettanto lontanissimo futuro), nella sua vita quotidiana commette quantomeno crimini e atrocità ben peggiori di quelle di cui è protagonista qualsiasi personaggio del De Sade…..Anche se, il signor Brambilla, non le compie, è vero, per passione, ma per “piccineria”, paura o per qualche piccola convenienza….fatto questo che non depone certo a suo favore.

Il De Sade, uomo di fantasia fervida, ma isolato (particolarmente nell’ultimo periodo della sua vita)…non riuscì ad immaginare di cosa fosse (e di cosa sarebbe stato) capace “l’essere umano medio”…Di qui l’impressione “naivè”….o se preferite, l’impressione “ricreativa” che tutta la sua opera, dà al lettore o alla lettrice smaliziato/a…..Opera, la sua, che è enormemente lontana dalla profonda, anche se banale, atrocità del vissuto quotidiano della sua epoca, della nostra o di qualsiasi altra….se, abbandoniamo per un momento le ipotesi su quanto avveniva nella preistoria, o di quanto potrebbe avvenire in un lontano futuro.

(continua)



Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...